La spin-off accademica MegaRide verrà insignita nei prossimi giorni del Premio Innovazione Smau che ogni anno valorizza e condivide, durante il suo Roadshow nazionale, le eccellenze innovative.
Flavio Farroni, amministratore delegato di MegaRide, raggiunto da “Agenzia Nova”, ha spiegato che già dal nome il progetto ambisce a ché non sfuggano le sue radici territoriali. “Megaride è un posto per i napoletani molto importante – ha rimarcato l’ad -. E’ lo scoglio dove c’è il Castel dell’Ovo e dove, secondo una leggenda, va ad arenarsi il corpo delle sirena Partenope, che dà origine alla città”. Da qui il calembour perché, ha aggiunto Farroni, “MegaRide fa riferimento alle nostre attività nel settore automobilistico, ma ci piace portare napoletanità e territorialità anche quando andiamo all’estero”. Con MegaRide, Smau premierà dunque un gruppo di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli che nel corso degli ultimi dieci anni di ricerca nel settore automobilistico ha sviluppato una serie di soluzioni per il settore delle corse nel contesto della mobilità smart interconnessa che produrrà “esiti rivoluzionari nell’ambito della mobilità globale”, ha sottolineato Farroni.
Nel concreto la spin-off, a partire dal mondo delle corse motociclistiche e automobilistiche, ha concepito un software in grado di predire il comportamento degli pneumatici in termini di temperature e aderenza. Una tecnologia di cui, per ora, si sono avvalsi la Ducati Corse con le moto di Dovizioso e Lorenzo, la Audi Sport in Formula E ed altre aziende. “Tante volte il motorsport – ha ricordato il responsabile di MegaRide – è pioniere di innovazione. E noi stiamo per portare queste tecnologie verso il mercato della mobilità interconnessa. Prima dicevamo a chi vuol vincere una gara – ha spiegato Farroni – quanto era aderente la sua gomma con il suolo, oggi diciamo alle vetture che monteranno questo algoritmo a bordo qual è l’aderenza e come comunicarla alle altre vetture che gli sono intorno. Questo abilita tutta una serie di tecnologie in termini di aumento della sicurezza, di possibilità di creare un veicolo che diventa un sensore. La vettura – ha proseguito – osserva la strada e dà informazioni ad esempio all’Anas o alle infrastrutture in generale per far sì che si possa effettuare il monitoraggio in vista di una migliore sicurezza stradale”.
Quanto agli sbocchi della nuova tecnologia, Farroni ne ha indicati due: “Diventare partner delle grandi aziende automobilistiche che potranno montare questi software ed implementarli a bordo delle loro vetture, e far parte delle rete che metterà in comunicazione tutti i veicoli nell’immediato avvenire”. Nell’ambito della nascita e del consolidamento di una infrastruttura che, da una parte dialoga con le vetture, dall’altra, consente alle vetture di dialogare tra loro, la tecnologia di MegaRide può far la sua parte all’interno di “un macro-sistema di collegamento che è la vera rivoluzione alla quale stiamo per assistere in termini di mobilità”, ha puntualizzato il giovane ad.
Quello dello Smau è solo l’ultimo in ordine di tempo dei riconoscimenti collezionati dalla giovane spin-off che si è aggiudicata anche il premio Mit (Massachussets Institute of Technology) 2018 riservato ai dieci innovatori under 35, oltre alla menzione speciale per la categoria start-up della Borsa italiana nell’ambito del premio “Eccellenze di Impresa”. Infine, nel 2017, i giovani ricercatori partenopei si sono posizionati in vetta alla classifica di un evento internazionale, “Tire Expo”, che premia, nel settore degli pneumatici in generale, l’azienda che mette in campo la tecnologia più innovativa. Dietro MegaRide, al secondo posto “si è classificata un’impresa che conta 23.000 dipendenti”, ha rimarcato con orgoglio Farroni. La spin-off, incubata dall’Università Federico II, infatti, è partita con tre fondatori, Francesco Timpone ed Aleksandr Sakhnevych, oltre a Farroni, e un fatturato, nel 2016, di 30.000 euro, per approdare oggi ad uno staff di nove persone e un fatturato di circa 800.000 euro.
Se lo sguardo dei giovani ricercatori si volge agli scenari d’impresa internazionali, le loro radici intendono rimanere ben piantate al Sud poiché, ha confermato il vertice della spin-off, “ci teniamo fortemente, sin dal nome, perché la grande sfida è quella di mostrare innanzitutto che anche da qui si possono fare ottime cose. D’altronde – ha spiegato – questa tecnologia fluida, che ci consente di dialogare con tutto il mondo restando tutto sommato abbastanza radicati alle nostre possibilità territoriali, ci dà forza”. E non solo, il capo di MegaRide ha poi ricordato: “Io ho fatto parte di una generazione che non ha avuto il lusso di poter scegliere se rimanere o andar via. I miei coetanei sono tutti partiti. Già il fatto di poter fornire a dei ragazzi la scelta, è qualcosa che considero particolarmente significativo. L’auspicio più grande è che si possa far riferimento ad una realtà che abbia un epicentro territoriale al Sud, ma che poi si espanda ramificandosi in un contesto internazionale”