“Due anni fa scarabocchiavamo il futuro logo sui tovagliolini da bar, la start up non era ancora nata. E adesso…”.
Adesso quella di MegaRide è una storia esemplare: tre amici geniali, l’Università Federico II, l’orgoglio di poter fare da soli reinvestendo gli utili nelle idee.
Nove dipendenti, un fatturato che oggi sfiora il milione di euro ma continua a crescere. Le collaborazioni con Maserati, Pirelli, Audi e Ducati, che in MotoGP ha ricominciato a vincere esattamente il giorno in cui ha scelto di affidarsi a questi – ispiratissimi – ragazzi napoletani.
Tre giovani ingegneri, soprattutto tre amici veri. I fondatori: Flavio Farroni, Francesco Timpone e Alexandr Sakhnevych. Aggiungete un fisico proveniente dalla Apple Academy di San Giovanni a Teduccio. E ora anche un ingegnere novarese, che ha scelto di lasciare la Ferrari di Formula Uno per “crescere con loro”. Benvenuti al Sud.
E’ cominciato tutto dalla tesi di laurea di Farroni, dieci anni fa, su un modello di “grip” per la Ferrari
in Formula Uno. Studiando come ottimizzare le prestazioni dei pneumatici. “Ci hanno subito cercato in molti, proponendoci di prendersi le diverse licenze. Ho pensato che sarebbe stato meglio far nascere una start up in un ambiente vivace come quello napoletano, a stretto contatto col polo di San Giovanni dove ci sono Academy come Apple, Deloitte e Ferrovie dello Stato. Il posto giusto, nel momento giusto”.
MegaRide, ovvero: applied vehicle research. Ricerca applicata al veicolo. La start up comincia a collaborare con Ducati Corse. Esordio perfetto: il 14 agosto 2016, in Austria, la Rossa di Borgo Panigale realizza una doppietta storica vincendo con Iannone e Dovizioso secondo. “Abbiamo allargato le collaborazioni: oltre a Ducati, abbiamo l’esclusiva con Audi Sport in Formula E. Lavoriamo con
Maserati, Pirelli”. Il software è fondamentale per capire quale sarà il miglior set up da adottare per ogni
gara, però anche per un’azienda che vuole progredire nelle prestazioni della propria gomma, evolvere nello sviluppo delle vetture.
“E’ solo ’inizio”, conferma Farroni, premiato dalla rivista italiana del Mit di Boston tra i 10 giovani innovatori dell’anno. “La nostra tecnologia può offrire importanti prospettive ai grandi player dell’automotive”.
Dicono che una start up non possa andare avanti senza un grande investitore. Invece. “Ci siamo autofinanziati, reinvestendo gli utili delle collaborazioni in risorse e strutture, restando titolari al 100% delle quote”. Un esempio che ha finito per attirare delle eccellenze come Damiano Capra, 35 anni, di Novara, per 6 stagioni alla Ferrari in Formula Uno. “Volevo crescere da un punto di vista personale”, spiega.
“Scommettere su di una realtà giovane però con grandi prospettive, in cui potessi portare la mia esperienza. Conoscevo la qualità di questo ambiente. E non ho esitato un secondo, ad andare a Sud”.