LA GAZZETTA DELLO SPORT – MegaRide: dall’università a maghi del grip

La scintilla è scoccata a Maranello, quando Flavio Farroni, oggi 34enne, neo laureato all’università Federico II di Napoli con una tesi sulle gomme nel motorsport, vinse un contest universitario su un tema chiave che spesso determina l’esito di un progetto e una stagione: l’aderenza delle gomme. «Mi affidarono a Marco Fainello (responsabile dello sviluppo del veicolo in F.1 sino al 2012; n.d.r.) e collaborai col settore vetture stradali nell’ambito del mio dottorato di ricerca». Da allora questo ingegnere napoletano ne ha fatta di strada. E con il suo professore di dinamica del veicolo, Francesco Timpone, e un allora giovane dottorando, Aleksandr Sakhnevych, ha realizzato all’interno dell’università una start up, MegaRide, giocando sul doppio significato del nome: «Megaride è il nome dell’isola dove furono trovate le spoglie di Partenope. Quindi un omaggio alla nostra città, ma la pronuncia all’inglese (significa mega corse) ci offre una dimensione più internazionale».

LA CRESCITA
I tre fondatori, oggi tutti prof di ingegneria, lavorano con circa venti persone tra team di ricerca universitario e startup. E negli anni l’azienda ha collaborato con Audi in Formula E e Dtm, con Ducati per tre anni in esclusiva in MotoGP, oltre ad altri team tra GT e Formula 2 e 3. E proprio con Borgo Panigale la start up ha vissuto un picco di notorietà nel 2019 quando, dopo il GP del Qatar, la rossa è finita sotto accusa per il cucchiaio posto sotto la ruota anteriore: «La nostra testimonianza in Appello è stata determinante: abbiamo dimostrato che quel particolare non aveva a che fare con l’aerodinamica ma serviva per ottimizzare il comportamento termico del pneumatico». L’area in cui lavora MegaRide, come detto, è a stretto contatto con la gomma. «Nel motorsport – spiega Farroni – studiamo come ottenere le migliori prestazioni da uno pneumatico; nell’auto di serie valutiamo come far interagire meglio il veicolo con la gomma anche per fornire notizie utili a chi guida, come l’aderenza del manto stradale».

IL LAVORO
In pista a fianco del partner per studiare il comportamento delle auto in funzione delle gomme che poi, grazie a sofisticati programmi, viene reso virtuale e analizzato al computer. Lo studio dettagliato di questo lavoro consente di stabilire assetto e strategie di gara. I tecnici di MegaRide al termine del loro lavoro sono in grado di dire con certezza per quanti km si può sfruttare uno pneumatico e quando, durante lo stint, si può stressarlo di più. Una indicazione, quest’ultima, tutt’altro che banale perché durante il processo di usura, la gomma vive fasi altalenanti. I tecnici napoletani sono un po’ come i maghi del grip. Ed è per questo che sono piovute offerte di collaborazione tali da spingere la startup a rinunciare, per il 2020, alle proposte di esclusiva in alcune delle categorie in cui lavorano. La crescita di MegaRide è pure la dimostrazione che anche al Sud c’è spazio per l’eccellenza tecnologica. «Sì, la Federico II è un riconosciuto punto di riferimento e in zona hanno deciso di investire alcuni dei marchi più noti come Apple, Cisco e Deloitte, attraverso programmi di formazione altamente specializzata».